La scelta della maschera per la festa del carnevale è un rito importante e divertente allo stesso tempo. Si fa a gara a chi indossa la maschera più bella, più originale o più stravagante. Ma soprattutto, per una volta l’anno, ci si traveste da ciò che non si è, ribaltando la realtà con la fantasia.
La maschera ha origini antichissime e l’utilizzo che se n’è fatto ha forti legami col mondo teatrale e religioso, in particolar modo nella civiltà greca. Se nel teatro greco le maschere fungono da cassa di risonanza per rendere udibili i dialoghi, nell’uso funerario vengono inserite nelle tombe regali. Un esempio è la Maschera di Agamennone ( National Archaeological Museum ), un manufatto che è stato attribuito al mitico re degli Achei, l’eroe cantato da Omero.
Può una maschera funeraria essere arte? Beh, in questo caso specifico, la maschera appartiene alla cultura micenea e dimostra l’abilità degli artisti di Micene nella lavorazione della lamina d’oro con la tecnica dello sbalzo, che consente di eseguire motivi a bassorilievo su fogli sottili di metallo. Con la lamina a rovescio, dopo aver tracciato il disegno, con martello e strumenti appuntiti, l’artista lavora il metallo incavando con maggior forza le parti che devono apparire più rilevate.
Trattandosi di una tecnica molto raffinata, il manufatto va annoverato tra le opere della cultura micenea.