Se la videoarte non è cinema, allora che cos’è?
L’opera video va concepita come un quadro in movimento e come un ideale proseguimento della pittura. Il mezzo non è il messaggio, ma solo il modo più efficace per trasmettere il messaggio voluto. Alla fine degli anni Sessanta il cinema, la televisione e il mondo dell’arte hanno trovato un terreno fertile nelle nuove tecnologie informatiche e nelle videocamere di ultima generazione.
Pertanto, l’arte e il commercio televisivo hanno scoperto insieme nuovi linguaggi comuni per dar vita ad una comunicazione creativa, data dalla musica, danza, poesia, cinema e altre forme d’espressione. Benché molti registi cinematografici abbiano dato un grande contributo al video d’arte, esso non va confuso con il cinema perché non ha intenti di intrattenimento. Il video d’arte è un’immagine bidimensionale che si dilata nel tempo, senza propositi narrativi o esigenze spettacolari come nel cinema, nelle sigle televisive o nei videoclip musicali. I video si dividono in due categorie: quelli che possono essere trasmessi su monitor e quelli che necessitano di una videoproiezione.
Talvolta, i video sono montati come loop, ovvero come filmati circolari che ricominciano dal punto in cui terminano. In altri casi le proiezioni possono essere molteplici e svolte contemporaneamente. Un’altra divisione importante va fatta tra coloro che utilizzano il video come una sorta di diario di immagini e chi manipola il filmato con interventi computerizzati.